Quanto lo sport fa bene alla persona con disabilità?

Quanto lo sport fa bene alla persona con disabilità?

Quanto lo sport fa bene alla persona con disabilità?

Prende il via un progetto che studierà come il rugby in carrozzina contribuisce alla riabilitazione dei soggetti con disabilità, per giungere a nuovi protocolli riabilitativi.

La valenza riabilitativa dello sport in caso di disabilità è ormai riconosciuta, e quando diciamo riabilitativa intendiamo non solo il profilo strettamente legato alla condizione fisica e clinica, ma anche a quella sociale. Ma quanto e come lo sport fa bene alla persona con disabilità? Quali le strategie migliori, le performance attese e gli eventuali correttivi a questo strumento che possiamo definire riabilitativo?

Intende rispondere proprio a queste domande, indagando uno degli sport più interessanti, l’innovativo progetto “Miglioramento delle capacità neuromuscolari negli atleti di Rugby in carrozzina” presentato nei giorni scorsi a Padova, che si prefigge di valutare i benefici psicofisici dell’attività sportiva negli atleti disabili con l’introduzione di metodologie innovative per l’allenamento grazie all’utilizzo di strumentazioni all’avanguardia.

ANALISI DELLE PERFORMANCE DEGLI ATLETI – Nel corso dei prossimi due anni, verranno seguiti i raduni periodici della Nazionale Paralimpica di Rugby e analizzati i risultati e le performance di questi atleti. Queste indagini forniranno dati importanti per creare nuovi protocolli riabilitativi nelle gravi disabilità. Gli atleti coinvolti – ventitre – affronteranno test e allenamenti presso le strutture riabilitative e sportive del Civitas Vitae di Padova (Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus), che già hanno avuto modo di ospitare eventi legati al campionato Italiano sperimentale di Wheelchair Rugby. Per alcune valutazioni degli atleti saranno utilizzati gli ambulatori e i laboratori della Riabilitazione Ortopedica dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova, dove verranno  effettuate valutazioni di cinematica, elettromiografia e metaboliche che saranno svolte presso il Laboratorio di Bioingegneria e Clinica del movimento o presso i laboratori dell’Istituto di Fisiologia Umana, Dipartimento Scienze Biomediche, Università di Padova, sotto la direzione del Prof. A. Paoli.

I PARTNER DEL PROGETTO – Il progetto WCR nasce dal più ampio accordo stipulato tra la Fondazione Opera Immacolata Concezione (OIC) Onlus di Padova, la Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali –  FISPES e il Comitato Italiano Paralimpico – CIP. Il progetto WCR si avvale della collaborazione scientifica del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova,  della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa e dell’Azienda Ospedaliera di Padova.

SCOPI DEL PROGETTO – Tra gli scopri che il progetto si prefigge, quello di migliorare le capacità motorio-funzionali agonistiche degli atleti disabili del rugby in carrozzina, valorizzando il più possibile le capacità funzionali residue e sviluppando l’utilizzo ed il potenziamento di distretti muscolari alternativi; definire protocolli medico-scientifici per la valutazione della condizione iniziale dell’atleta, con il monitoraggio dei miglioramenti della performance ottenuti grazie alle modalità di allenamento previste dal programma riabilitativo; utilizzare i risultati ottenuti per renderli fruibili da un maggior numero di soggetti disabili (da avviare alla pratica sportiva del rugby in carrozzina), anche grazie a nuove collaborazioni con Unità Spinali e Associazioni dedicate; estendere i dati e le metodologie ad altre discipline sportive per atleti con disabilità in seno alla Fispes o altre discipline di appartenenza al Cip (Comitato Italiano Paralimpico); creare un centro di riferimento per lo studio e la preparazione atletica e sport-specifica delle discipline paralimpiche presso la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università di Padova, alla quale potranno essere concessi un riconoscimento ed una qualifica ufficiale dal Cip(Comitato Italiano Paralimpico) per l’attività di vertice che andrà a svolgere;

LO SPORT COME TERAPIA – Considerare lo sport come terapia è riconoscerne gli obiettivi e le finalità in quelli del concetto moderno di riabilitazione, il quale prevede nella realizzazione di tutti gli interventi necessari al raggiungimento del massimo recupero funzionale possibile, di attività e partecipazione sociale il suo obiettivo principale. Ed è quello che lo sport in carrozzina si propone a sua volta. Nelle discipline di squadra, soprattutto nel rugby in carrozzina, l’atleta adatta i propri movimenti alle situazioni di gioco, e agisce in base al comportamento di compagni ed avversari: in questo modo incrementa la proprie abilità fisiche così come le sue capacità cognitive in un contesto di completa partecipazione e integrazione sociale. di autonomia.

Così il Prof. Stefano Masiero, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina  Fisica e Riabilitativa “Nell’ottica di un reale empowerment il “Progetto finalizzato al miglioramento delle capacità neuromuscolari residue in atleti disabili nella pratica sportiva del rugby in carrozzina”   rappresenta una grande opportunità, unica nel suo genere, in Padova e in Italia, per dimostrare scientificamente come è possibile migliorare la performance e la funzione  di Persone con disabilità cronica mediante l’esercizio fisico mirato (Sport-Terapia). L’integrazione sociale  e il raggiungimento di grandi obiettivi sportivi che  potrebbero derivare da  questo progetto,  rappresentano un’occasione  straordinaria per far conoscere a tante persone una modalità per superare la disabilità e migliorare la “partecipazione sociale”.

Così il Presidente del CIP Luca Pancalli: “Con questo progetto avete colto un messaggio che ci sta molto a cuore: fare sport da disabili, significa esattamente, come per i normodotati, misurare risultati e prestazioni, ma anche reazioni fisiologiche agli sforzi dell’allenamento. Lo sport paralimpico è un mondo popolato di atleti, tecnici e professionisti abituati a standard di prestazione molto alti e i rugbisti che vedete davanti a voi ne sono la testimonianza viva. E’ quindi opportuno mettere al servizio della loro attività studi e valutazioni scientifiche, per ottimizzare i risultati sul campo, ma anche e soprattutto il benessere e lo stile di vita.  Vi ringrazio per aver realizzato questo progetto di ricerca, per aver gettato un altro seme sulla terra fertile di uno sport che non fa differenze e offre un’opportunità a tutti. Avete contribuito, oggi, a lanciare un messaggio di tipo soprattutto culturale e di questo vi sono particolarmente grato.”

Fonte: www.disabili.com